domenica 22 settembre 2013

THE DARK SIDE OF THE (CRESCENT) MOON: disastri religiosi

La guerra parcellizzata e globalizzata: rieccola.
 Un mese fa eravamo a Nairobi nel negozio Safaricom, al primo piano del centro commerciale  Westgate,  in quell’ area urbana che si chiama Westlands. Il centro commerciale, ora al centro della attenzione mondiale è stato attaccato dai fondamentalisti islamici di Al Shabaab, organizzazione terroristica della rete di Al Qaeda. Proprio dal retro di quel negozio di telefonìa arriva ai microfoni una testimonianza. Una donna italiana intervistata ha raccontato di essere rimasta chiusa negli angusti spazi di Safaricom durante l’attacco: erano una quarantina le persone in attesa angosciosa,  con i cellulari silenziosi e le luci spente finché le forze di sicurezza non le hanno liberate. Al momento si contano oltre 50 morti e duecento feriti. I  terroristi sono ancora asserragliati con le solite modalità presuicidarie al piano terra o nell’interrato. Filtrano poche novità, le forze di sicurezza nazionali sono chiaramente coadiuvate da consiglieri occidentali. Quanti ostaggi ci siano ancora lì non è dato sapere. Sono arrivati anche uomini delle forze speciali di Israele.  Tali presenze, pur necessarie, complicheranno il quadro politico anche in caso di risoluzione positiva: qualunque cosa si faccia è sbagliata nelle situazioni in cui si è incastrati da ogni parte. Il problema è che il Kenya intero è ostaggio e più di uno oramai – come noi che l’abbiamo vissuto – collega anche l’episodio dell’incendio dolosissimo all’aeroporto di Nairobi (in agosto) con quello che sta succedendo qui e altrove.
A Peshawar, da un’altra parte del mondo, oltre quaranta morti in una chiesa.

Nella Siria in fiamme, tra continui sequestri e torture inflitte a cristiani, nel villaggio di Maaloula sembra di rivivere Stalingrado: il villaggio ove si parla ancora l’aramaico che parlava il Cristo, ove la maggioranza cristiana si salutava con i musulmani in un clima “sonnacchioso” – come ha detto Bernardo Cervellera di Asianews -, oggi è in ostaggio a fondamentalisti islamici che sparano dall’alto. Il monastero di Tecla è circondato da pallottole fischianti e si prega. Egitto, Marocco, Sudan, Somalia. La lotta fratricida tra Sunniti e Sciiti.  Dunque, come ammesso dalle centrali terroristiche, il mondo è in fiamme. Cervellera ha ricordato come, al di là delle motivazioni addotte di volta in volta (p.e. ci si scaglia contro il Kenya perché è ancora cristianizzato e soldati kenioti sono nella Somalia che bolle da tempo), la realtà ideologica è che l’obiettivo perseguito dai fondamentalisti  è quello del Califfato del Levante, il sogno di unificare nell’Islam Medioriente, Sicilia e Italia meridionale (!) sino alla Spagna: quello che successe nell’espansione armata del primo Millennio. Si tenta dappertutto di “strappare il tessuto della convivenza” pacifica interreligiosa. Occorre ragionare e non essere impulsivi. Sollecitati in questo dal vivere gandhiano del Papa romano. (a.m.)

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